Emanuele Zarlenga si è avvicinato al mondo del cinema attraverso un percorso di studi cinematografici all'Università di Roma, seguiti da una formazione pratica sul set. Dopo una lunga e pionieristica esperienza da digital imaging technician, Emanuele Zarlenga è oggi un affermato direttore della fotografia. Durante il suo lavoro sui commercials: “La forza delle connessioni” per Tim firmato da Giuseppe Tornatore, Spotify per Sanremo 2023 e lo spot di apertura della Mostra del Cinema di Venezia79, ha trovato negli strumenti ARRI importanti alleati.
Come è iniziato il percorso che ti ha portato a diventare direttore della fotografia?
Ho iniziato come digital imaging technician nel 2006, agli albori del cinema digitale in Italia. In quegli anni sono state messe sul mercato le prime macchine da presa digitali: ARRI usciva con D21 nel 2008, una macchina bellissima con sensore digitale e otturatore meccanico, unica nel suo genere. Saper usare questa macchina mi permise di iniziare a lavorare con personalità importanti nel panorama del cinema italiano. Usai D21 su diversi progetti, in particolare sul documentario “L’ultimo Gattopardo”, diretto da Giuseppe Tornatore e fotografato da Fabio Zamarion, di cui sono stato allievo e per cui lavoravo come digital imaging technician. Nel 2012 dopo diversi provini comparativi tra macchine da presa digitali e macchina da presa tradizionale con pellicola Kodak Vision3, Fabio Zamarion e Giuseppe Tornatore decisero di utilizzare ALEXA Studio, sul film “La migliore offerta”. Questa scelta è segno di un cambiamento sostanziale che avvenne in quegli anni, un cambiamento che ARRI grazie alle sue macchine da presa con un’ampia gamma dinamica e un’estrema flessibilità e stabilità ha reso possibile. Queste importanti esperienze lavorative e il rapporto istaurato con diversi autori della cinematografia ha senza dubbio formato la mia tecnica e in parte influenzato la mia visione artistica.
Con quanta frequenza usi strumenti ARRI nei tuoi lavori e cosa ne apprezzi di più?
Uso ARRI nel 70% dei casi. La scelta avviene quasi sempre in maniera decisa. ARRI ALEXA è una macchina formidabile, un occhio mutevole che può plasmarsi a un numero indefinito di atmosfere cinematografiche. La possibilità di sentirmi libero dal mezzo che sto usando e sapere che la mia visione sarà rispettata al 100%, dà spazio alla mia ispirazione e aiuta il mio flow lavorativo. Per questo scelgo ARRI ALEXA.
Uno spot importante che hai girato con ALEXA Mini LF è quello per Dolce & Gabbana diretto da Tornatore…
Lo spot di 90 secondi di Tim si intitola "La forza delle connessioni" ed è stato diretto da Giuseppe Tornatore. Per questo spot abbiamo usato ALEXA Mini LF e ottiche Signature Prime e Hawk V-Lite. Il racconto parte dalla nascita di due bambini, la loro crescita ed evoluzione, Stefano Gabbana nella fredda e rarefatta Milano e Domenico Dolce nella calda Sicilia. Dolce si trasferisce a Milano, finché Gabbana non incrocia il suo sguardo mentre lavora in un atelier e decide che vuole lavorare con lui.
Che look cercavate?
La prima parte narra i primi anni di vita dei due protagonisti, abbiamo ricercato un look nostalgico e al tempo stesso classico. Il contrasto forte tra i colori vividi della Sicilia e la Milano più rigorosa e austera. Per rendere al meglio il ricordo e la visione canonica di questi due mondi ho usato lenti Anamorfiche. Nel racconto dello spot è come se il passato entrasse nel presente. Giuseppe Tornatore mi ha chiesto di rendere iconico questo momento del film. Grazie alla lente da 12 mm ARRI Signature Prime, alla dimensione del sensore di ARRI ALEXA Mini LF da 24 mm x 36 mm e all’utilizzo dei filtri posteriori intercambiabili ARRI Impression V Filters sono riuscito ad amplificare questo passaggio e a creare il giusto connubio ottico. Nel finale vediamo Dolce e Gabbana uniti nel loro Atelier. La color è stata curata da Orash Rahnema, che ha sfruttato al meglio la flessibilità data dal file ARRIRAW, rendendo le immagini ricche di dettagli e sfumature, esattamente come io e Giuseppe le avevamo immaginate durante la fase di produzione. Per l’illuminazione ho usato solo ARRI: utilizzando proiettori a LED ARRI SkyPanel e a scarica ARRI M-Series.
Quali sono gli ambienti principali dello spot?
La città di Domenico Dolce è Polizzi, ed è rappresentata come la tipica cartolina della Sicilia anni ’50. L’interno in cui è cullato dalle stiratrici è un ricordo proveniente dall’ immaginario di Tornatore. Nello spot si vedono quindi due realtà contrapposte (Polizzi e Milano), tutto è giocato sul contrasto delle due portanti arancio e blu ciano, che poi si fondono fino a diventare bianche. L’inquadratura dell’oggi è un mondo bianco, che rappresenta il risultato dell’unione di queste due forze.
Hai girato prevalentemente con macchina a mano o fissa?
Abbiamo girato principalmente con dolly, solamente due inquadrature sono state fatte con ARRI TRINITY: l’avanzamento del bambino in piazza Duomo e il suo ingresso in chiesa. Era la prima volta che Giuseppe Tornatore usava TRINITY, ha apprezzato la sua stabilità e velocità d’utilizzo, il potersi muovere senza il vincolo del binario, simulando comunque la resa visiva di un dolly.
Un altro progetto importante è lo spot Spotify per Sanremo.
Racconta di un ragazzo che si sveglia la mattina, ascolta la musica di Mahmood e Blanco, si blocca sulla “i” di “Brividi” e poi continua a cantarla per tutto lo spot, in varie situazioni differenti. È un progetto che strizza l’occhio ad un pubblico giovane, per un network musicale contemporaneo e moderno. Il regista è l’argentino Miguel Usandivaras: con lui utilizzo spesso ARRI ALEXA Mini LF abbinata alle lenti ARRI Signature Prime, trovo che sia il miglior connubio per la sua visione. L’uso del colore in questo lavoro era cruciale. Abbiamo curato in maniera approfondita la palette cromatica, ARRI ALEXA Mini LF e Signature Primes di nuovo sono state fondamentali, la resa cromatica è precisa e senza aberrazioni. Anche per le luci ho usato molti strumenti ARRI, soprattutto proiettori ARRI SkyPanels e M-Series.
C’è una scena che ti ha dato particolare soddisfazione?
Un interno notte nel quale il protagonista è a cena con la sua compagna, è una scena con un rapporto cromatico complesso, che racchiude in pochi secondi l’idea visiva dello spot. La color grading di Spotify è stata curata da Alessio Zanardi, con cui avevo già lavorato sullo spot per la 79 edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia sulle note della canzone della Vanoni “Senza fine”, girato con ARRI ALEXA Mini LF e una ARRIFLEX SR III. Un mix di bianco e nero e colore principalmente ambientato all’Hotel Excelsior del Lido di Venezia. Tra gli esterni in spiaggia e i saloni, in cui vengono ricreate alcune celebri fotografie che ritraggono personaggi come Marcello Mastroianni, Monica Vitti, Sergio Leone, Ennio Morricone, Federico Fellini.
Come gestisci il monitoraggio delle immagini?
Nel mio passato da digital imaging technician ho sviluppato dei sistemi evoluti per la gestione delle immagini on set, ma da cinematographer preferisco visualizzare una singola LUT che creo insieme al colorist in preproduzione. Questo modo di lavorare mi rende più preciso e mi spinge a creare immagini più solide già in ripresa. Il mio DIT applica poi in fase di on set dailies la LUT, migliorando ulteriormente il tono e i contrasti, rendendo i giornalieri per il montaggio già molto vicini alla resa finale del film. Nella figura del colorist cerco, oltre che al gusto visivo e cromatico, un approccio molto tecnico dal punto di vista della pipeline e del color grading, Mi piace mantenere la massima qualità dell’immagine che una macchina come ARRI ALEXA può darmi.