Tra gli ultimi lavori della direttrice della fotografia Daria D'Antonio ci sono la serie Netflix "Supersex" e il cortometraggio "Allégorie citadine", co-diretto da Alice Rohrwacher e JR, presentato alla 81ª Mostra del Cinema di Venezia. Dopo aver collaborato con Paolo Sorrentino in "È stata la mano di Dio", la collaborazione si è rinnovata in "Parthenope", un film che rende omaggio alla bellezza, alla libertà e al mistero di Napoli, la sua città natale. Il cast include Celeste Dalla Porta, Stefania Sandrelli e Gary Oldman. Per "Parthenope", D'Antonio ha vinto il premio CST Artist-Technician per la sua fotografia, elogiata come "perfetta, piena di grazia e bellezza".
Che rapporto hai con Paolo Sorrentino?
Il mio rapporto con Paolo è molto profondo e si è evoluto nel tempo. Ho lavorato per molti anni con Paolo e il direttore della fotografia Luca Bigazzi, come operatrice di macchina. Quell'esperienza è stata fondamentale per sviluppare il mio sguardo cinematografico e capire le esigenze stilistiche di Paolo, che sono sempre molto precise e artistiche. Col tempo, siamo diventati una squadra affiatata: oggi la mia comunicazione con lui va oltre le parole. Anche se non parliamo molto, ci capiamo su un livello diverso, grazie anche ai tanti anni di conoscenza. A volte mi basta leggere ciò che Paolo scrive per capire cosa vuole, senza bisogno di molte spiegazioni.
Che riferimenti visivi avevi per “Parthenope”?
Solitamente mi piace più trovare appigli in cose che magari ho letto o visto come memoria visiva piuttosto che riferimenti di altri film. Per la preparazione di “Parthenope” mi ha ispirata molto il pittore irlandese Patrick Procktor. Il suo uso di colori tenui e le atmosfere sospese nei suoi quadri hanno influenzato la mia visione. Quando ho visto i suoi lavori, ho sentito un legame immediato con l’idea che mi ero fatta di Parthenope. In particolare, una foto di Procktor scattata da Peter Schlesinger mi ha colpito: la malinconia e la sospensione che trasmetteva erano esattamente ciò che volevo portare nel film. Ho cercato di tradurre queste sensazioni attraverso l’uso delle luci, delle inquadrature e delle atmosfere, creando uno spazio sospeso, che riflettesse quel mondo interiore che sentivo che anche Paolo voleva raccontare.
In quale luogo e durante quale periodo è stata realizzata la produzione del film?
Abbiamo girato tra Napoli e Capri in piena estate. Questa scelta non è stata casuale; volevamo catturare l’essenza di quell’estate infinita, un periodo carico di emozioni e scoperte. La luce dell'estate, che cambia durante la giornata, ha contribuito a creare un'atmosfera vibrante e nostalgica perfettamente in linea con il messaggio del film. Girare a Napoli e Capri logisticamente non è stato facile, avendo girato in piena stagione turistica potevamo fare i trasporti del materiale solo durante la notte; spesso due corpi macchina andavano da una parte e gli altri due da un’altra.
Avete girato con ALEXA 35, com’è avvenuta la scelta della macchina?
La decisione di utilizzare ALEXA 35 è stata fondamentale per questo film. Dopo aver discusso delle sensazioni che volevamo trasmettere nel film e aver effettuato le prime sessioni di scouting, ci siamo resi conto che l’incredibile latitudine del sensore e l’eccezionale resa dei colori di ALEXA 35 sarebbero state essenziali per raggiungere il nostro obiettivo. La sensibilità alla luce della macchina ci ha dato la libertà di essere audaci nelle scelte di illuminazione ed esposizione. Questo ci ha permesso di catturare dettagli straordinari nelle alte luci, creando immagini coinvolgenti.