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“Denti da squalo”: il contributo degli strumenti ARRI alla qualità delle riprese

Un giovane tredicenne incontra uno squalo in una piscina: Il Direttore della Fotografia Ivan Casalgrandi ha scelto ALEXA Mini LF e luci ARRI per le riprese di “Denti da squalo”, il film d'esordio di Davide Gentile, un'opera “sul margine della realtà”. 

Oct. 24, 2023

Serie tv dal budget imponente e opere prime, grandi produzioni e progetti piccoli ma ambiziosi: sono i terreni da gioco cinematografici in cui si muove, con la stessa disinvoltura, Ivan Casalgrandi, Direttore della Fotografia che ha firmato “La mafia uccide solo d’estate”, “L’amica geniale” e “Miss Fallaci” (in arrivo prossimamente su Paramount+), ma anche le opere prime “Senza nessuna pietà” di Michele Alhaique e il recente “Denti da squalo”. In quest’ultimo, il regista Davide Gentile racconta del tredicenne Walter, che ha appena perso il papà e che, vagando lungo il litorale romano, ha un incontro ravvicinato con uno squalo che vive in una piscina. “Con Davide ci siamo trovati subito, il suo entusiasmo mi ha trascinato”, dice Casalgrandi nell'intervista con ARRI.  “Mi piace buttarmi nelle cose e in ‘Denti da squalo’ ho fatto di tutto: mi sono buttato in piscina, ho fatto riprese subacquee e ho cercato di portare più cose possibili nella storia”.

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DP Ivan Casalgrandi con il regista Davide Gentile sul set con ALEXA Mini LF

Come è iniziato il vostro lavoro su questo film così particolare?

Ho visto il corto di Davide Gentile “Food for Thought” ed era molto americano, patinato. Al contrario di quanto avessi immaginato, per il suo primo lungometraggio Davide ha subito chiarito di desiderare uno sguardo europeo e autoriale, pur raccontando una storia non realistica. All’inizio ho pensato che trovare quest’equilibrio sarebbe stato difficile, ma credo che il film sia riuscito a stare sul margine della realtà, una realtà trattata delicatamente.

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ARRI ALEXA Mini LF è la cinepresa che prediligo. Credo che continuerò ad usarla in via esclusiva. Mi piace molto la scienza colore che ARRI ha usato per il sensore.

Ivan Casalgrandi

Direttore della Fotografia

Il regista Gentile ti aveva dato precisi riferimenti visivi?

Spesso i registi danno riferimenti anche opposti tra loro e bisogna trovare la giusta sintesi. Ci si dà sempre delle linee guida, ma quando non c’è uno storyboard e gli attori recitano a braccio, magari adattandosi alle scenografie, non si può stabilire tutto all’inizio. C’era però una forte indicazione sul cinema europeo e ci siamo confrontati su autori come i fratelli Dardenne, che fanno un cinema molto realistico. Siamo partiti da quello spunto e lo abbiamo sviluppato. Io, poi, sto anche in macchina e grazie all’intuito riesco ad andare nella direzione desiderata dal regista.

Quali erano le condizioni di ripresa? Dove avete girato e per quante settimane?

La storia si svolge in un hinterland romano vicino al mare, che abbiamo girato nella periferia di Ostia. La location principale era una villa con una piscina in cui era stato messo uno squalo. Le riprese sono durate sette settimane.

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Caption La location principale era una villa con una piscina in cui era stato messo uno squalo

Con un racconto che ruota intorno a uno squalo dentro una piscina immagino che abbiate dovuto trovare soluzioni creative di ripresa e di illuminazione.

La grande domanda era in effetti come gestire le scene in cui il piccolo protagonista interagisce con lo squalo. È stato realizzato uno squalo a grandezza naturale, pseudo-telecomandato, e la CGI aiutava l’interazione tra lo squalo e il ragazzino e, a volte, la creava da zero. Tutte queste scene sono state realizzate a partire da uno storyboard e poi pensate e girate man mano, a pezzettini, durante le riprese. Un procedimento frammentato, che però ha prodotto un buon risultato.

Che macchina da presa hai scelto per “Denti da squalo”?

ALEXA Mini LF, che è la cinepresa che prediligo. L’ho usata in tutti gli ultimi progetti e credo che continuerò ad usarla in via esclusiva. Mi piace molto la scienza colore che ARRI ha usato per il sensore. 

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ALEXA Mini LF sul set per le riprese di una scena in piscina con il protagonista Walter

In che modo ARRI ALEXA Mini LF ha aiutato la creatività sul set?

È una macchina da presa che mi piace molto perché è compatta e leggera. L’abbiamo messa dentro lo scafandro per farla andare sott’acqua e abbiamo girato delle scene con il Crane modulare. Una caratteristica importante di ARRI ALEXA Mini LF è proprio la sua compattezza: io uso molto la macchina a mano e per me è decisivo che la cinepresa sia leggera e potente, ma anche che il sensore sia in grado di produrre un risultato vicino alla pellicola. I DP della mia generazione vengono tutti dall’analogico e per noi passare al digitale è stata una perdita dal punto di vista del risultato. Certo, c’è un aumento pazzesco di possibilità creative in post-produzione, ma io sono alla ricerca continua della pasta della pellicola, che è molto più pittorica. Molte riprese in piscina le abbiamo fatte col braccio, il Crane e la testa remotata, ma il tipo di linguaggio più autoriale ci spingeva a usare la macchina a mano, grazie alla quale ci si sposta più velocemente e si crea un rapporto con lo spettatore più documentaristico. È un modo di girare che rende più realistico quello che stai raccontando. In generale, io uso la luce come se lavorassi in pellicola, cerco sempre una base illuminata. Nei film a basso budget non si ha mai abbastanza potenza di luce per fare riprese molto estese la notte, ma questa cinepresa ha una grande sensibilità e le ottiche che ho scelto sono molto luminose.

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Il regista Davide Gentile sul set di “Denti da squalo”

Che sistema di illuminazione hai usato?

Mi piacciono molto i proiettori ARRI M-series , ma uso di tutto, dai LED alle luci a tungsteno. Uso tutto perché con la nuova rivoluzione del cinema i LED, anche se non arrivano alla potenza delle scariche, sono molto flessibili e permettono di cambiare colore con gran facilità.

Come hai lavorato dal punto di vista delle impostazioni in macchina?

A 500 ASA. Di notte aumentavamo un po’, ma di base non esco dai parametri ARRI e rimango sui settaggi classici. Cerco di lavorare sempre a tutta apertura, per ammorbidire l’incisione dell’elettronica e avere meno profondità di campo possibile, rendendo più tridimensionale l’immagine.

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“Una caratteristica importante di ARRI ALEXA Mini LF è proprio la sua compattezza” afferma il DP Ivan Casalgrandi

Ci sono state scene che vi hanno messo particolarmente alla prova e vi hanno indotto a trovare soluzioni creative?

Sicuramente quella con la luce a cavallo tra il tramonto e la notte in cui i due protagonisti arrivano sul litorale, in un baretto in cui si balla. Era un piano sequenza di quattro minuti, da fare nei 15-20 minuti durante i quali la luce era buona, in cui i ragazzini arrivano in moto e salgono su un trabucco sopra il quale si trova il bar. Abbiamo girato tre ciak uno dietro l’altro ed è stato complicato per le interazioni con le figurazioni e per il Crane, che si abbassava in coincidenza con l’arrivo del motorino. Da lì la cinepresa veniva presa al volo e spostata a mano per seguire i due personaggi, salire con loro e immergersi nella festa.

Che formato di registrazione hai usato e che tipo di monitoraggio sul set?

Abbiamo girato in ARRIRAW 4K, con formato 2:39. Per quel che riguarda il monitoraggio, il segreto vero è avere una squadra composta di persone più brave di te. In questo caso avevo il DIT Andrea Cuomo sempre sul set, con il controllo completo dell’immagine. Io, stando in macchina, vedo ciò che succede attraverso la cinepresa, ma il monitor lo segue lui, che cura la LUT e manda tutto al data manager, che finalizza i file e li manda al laboratorio.

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DP Casalgrandi racconta: “Mi sono buttato in piscina, ho fatto riprese subacquee e ho cercato di portare più cose possibili nella storia”

In “Denti da squalo” c’è un uso importante degli effetti speciali. Quanto è stato difficile integrarli nell’immagine?

Il produttore di questo film è Gabriele Mainetti, che se ne intende molto. Io ho seguito la color correction, ma in generale ormai la post-produzione di questo genere di film dura quanto le riprese, se non di più. Nella storia il piccolo protagonista parla con lo squalo attraverso una vetrata da cui si vede l’interno della piscina: è stata una delle cose più difficili da gestire. Chiaramente questa piscina non esiste, è stata creata con gli effetti speciali, e bisognava immaginare in diverse situazioni, sia di giorno che di notte, come entrasse la luce nella piscina, quanto questa luce arrivasse alla vetrata e quanto poi arrivasse al personaggio che guardava la vetrata. 

Attrezzature tecniche fornite da D-Vision Movie People