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Gli strumenti ARRI dietro il viaggio dei migranti di “Io Capitano”

Il Direttore della Fotografia Paolo Carnera si è affidato ad ALEXA Mini LF e ARRI Signature Primes per le riprese di “Io Capitano”, l’avventura di due ragazzi che, partendo dal Senegal, viaggiano verso l’Europa.

Sep. 19, 2023

“Io Capitano” racconta la storia di due giovani del Senegal che intraprendono un viaggio alla ricerca di un sogno chiamato Europa: un'odissea contemporanea che parte da una piccola e fatiscente casa a Dakar, attraversa il deserto, i centri di detenzione libici e i pericoli del mare aperto. Il film del regista Matteo Garrone è stato presentato in concorso alla Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, ottenendo acclamazioni dalla critica e aggiudicandosi il Leone d’Argento per la migliore regia.

“Matteo Garrone non voleva fare un film solo sulla durezza del viaggio di donne e uomini che scappano dalla guerra o dalla fame, ma voleva invece raccontare la storia di due giovani che, partendo dal Senegal, vogliono scoprire un mondo che non conoscono, e che gli è precluso”, così il direttore della fotografia Paolo Carnera descrive “Io Capitano”. Per la prima volta insieme sul set, dopo una lunga collaborazione del regista con il direttore della fotografia Marco Onorato e le esperienze con i DPs Peter Suschitzky e Nicolai Brüel. Carnera e Garrone hanno raccontato dunque “la storia di un viaggio, anzi ‘il viaggio’, come viene chiamato dai migranti che attraversano parte dell’Africa e il mare per raggiungere l’Europa, con l’Italia come primo approdo”. Intervistato da ARRI, il Direttore della Fotografia Paolo Carnera condivide la sua esperienza con ALEXA Mini LF, ARRI Signature Primes e gli strumenti di illuminazione ARRI durante le riprese.

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Il regista Matteo Garrone sul set nel deserto

Qual è stato lo spunto iniziale per realizzare “Io Capitano”?

Se un ragazzo africano vuole fare il viaggio di conoscenza che molti di noi hanno fatto da giovani, per lui l’unico modo possibile per raggiungere l’Europa è affrontare un viaggio illegale, con tutti i rischi che comporta. Partendo da questa idea abbiamo costruito insieme uno stile visivo, con uno sguardo più leggero di quanto si potrebbe pensare, considerato l’argomento. Con “Io Capitano” Matteo ha voluto fare un film per tutti, anche per i ragazzi: è il racconto di un’avventura, un romanzo di formazione, a tratti drammatico ma sempre appassionante, che descrive il viaggio di giovani uomini pronti a scoprire il mondo. 

Dove e per quanto tempo avete girato?

Abbiamo girato due settimane e mezzo in Senegal e quattro nel deserto, poi siamo stati a Casablanca, in una zona urbana in riva al mare per simulare Tripoli e i centri di detenzione, infine abbiamo affrontato il mare con un peschereccio per tre settimane. Matteo gira in sequenza, perciò le riprese, così come il viaggio di “Io Capitano”, sono iniziate in Senegal, il mondo da cui vengono i nostri protagonisti. Il film è parlato in Wolof, una delle lingue native del Senegal, in francese e, a tratti, in italiano.

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“Io Capitano” è stato girato in sequenza, con la troupe che ha seguito il viaggio descritto nel film

Pensando al deserto e al mare si immagina un racconto con dominanti di colore arancio e blu, è così? 

In realtà nel film ci sono tanti colori. Durante i sopralluoghi io faccio tantissime fotografie, mi servono per comunicare con il regista e per conservare la memoria delle cose meravigliose che ho visto e che vorrei trovassero posto nel film. I colori del Senegal sono strepitosi, le sue luci notturne sono piene di suggestioni. Poi c’è stato il deserto, una distesa di rocce e sabbia sconfinata, con le sue difficoltà e la sua infinita bellezza. Abbiamo girato per cinque giorni, anche di notte, in una tempesta di sabbia senza mai interromperci: le immagini sono bellissime. Abbiamo affrontato “il viaggio” insieme ai nostri protagonisti, che non erano mai usciti prima dal loro paese. Viaggiando con Seydou e Moussa ho capito la profonda necessità narrativa di Matteo Garrone di girare in sequenza. Abbiamo cercato di raccontare il loro stupore e le loro paure e noi stessi abbiamo fatto con loro un viaggio meraviglioso e difficile.

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DP Paolo Carnera sul set al mercato della Medina di Dakar

Tendevate a girare con macchina fissa o a mano?

Abbiamo girato quasi sempre con la Steadicam, operata benissimo da Matteo Carlesimo e usata come fosse una macchina a mano. Solo l’ultimo blocco, quello più teso del viaggio drammatico in mare, è stato girato con la macchina a mano. 

Che tipo di ricerca iconografica c’è stata prima di girare?

Molto prima del mio arrivo sul film, Matteo ha fatto una ricerca profonda, non solo sulle immagini, ma anche tramite tantissime interviste a persone che hanno fatto il viaggio, che è stata la base della scrittura del film e della ricostruzione scenografica. Ma in un film deve sempre esserci spazio anche per la libera interpretazione, per il potenziamento emotivo del racconto, per la cura della costruzione visiva. I colori della scenografia di Dimitri Capuani e dei costumi di Stefano Ciammitti sono anche frutto della volontà di realizzare un film avventuroso, leggero, doloroso, semplice e complesso al tempo stesso, e rispettoso della cultura dei protagonisti. Io ho pensato ai grandi reporter, tra tutti il mio maestro Ernest Haas, e poi ai colori del fotografo statunitense Steve McCurry e alla composizione del fotografo brasiliano Sebastião Salgado. 

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Abbiamo scelto le ottiche ARRI Signature Prime per la loro qualità, leggerezza ed estrema affidabilità. Sono lenti nitide ma non dure; hanno resistito molto bene allo stress delle condizioni difficili, alla polvere, alla sabbia e all'umidità.

Paolo Carnera

Direttore della Fotografia

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Seydou Sarr, Il protagonista di “Io Capitano" ha vinto il Premio Mastroianni come miglior emergente a Venezia

Come siete arrivati alla scelta di girare con ARRI ALEXA Mini LF e lenti ARRI Signature Prime?

Il primo stimolo è stato di Matteo, che aveva in mente “Joker”, girato con ARRI ALEXA 65. Partendo da quel riferimento, con ARRI ALEXA Mini LF abbiamo trovato una soluzione possibile per il nostro budget, che ci ha permesso di ottenere maggiore agilità negli spazi piccoli e nelle situazioni complesse. Per le ottiche, dopo tanti test, abbiamo scelto ARRI Signature Primes per la loro qualità, leggerezza ed estrema affidabilità. Sono lenti nitide ma non dure, hanno resistito molto bene allo stress delle condizioni difficili, alla polvere, alla sabbia, all’umidità. I miei occhiali si sono rigati, le lenti no, e la macchina da presa ha continuato a lavorare perfettamente. Nonostante le difficoltà logistiche, la nostra attenzione è sempre stata massima (quella mia, del DIT Andrea Cuomo, del focus puller Tiziano Saraca e di tutta l’equipe tecnica), e grazie a questo la nostra copia lavoro era già quasi una copia definitiva. Abbiamo fatto la color correction in una sola settimana con Angelo Francavilla, Colorist, e con il regista Garrone sempre presente in sala. 

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“ALEXA Mini LF ha continuato a lavorare perfettamente durante tutto il periodo delle riprese”, afferma il DP Carnera 

Come avete gestito tecnicamente le grandi variazioni di luminosità?

Sulle alte luci ALEXA Mini LF risponde meravigliosamente, il mio problema semmai era gestire la qualità della luce, perché nel deserto il sole può essere duro e aspro. Sulle basse luci ARRI ALEXA Mini LF ha il vantaggio di essere molto meno rumorosa e questo mi ha permesso di utilizzare sensibilità più elevate, girando tranquillamente a 2000 Iso, o anche oltre ove necessario. 

A che diaframma avete girato?

Soprattutto con ALEXA Mini LF cerco di non andare oltre 2.8, ma tento di tenermi più aperto. La bellezza del formato è legata alla poca profondità di campo, che produce un’immagine con un forte impatto pittorico anche con lenti sferiche. Non c’è la deformazione dello sfocato delle lenti anamorfiche, ma c’è il tracollo della profondità di campo, che rende i fondi un bellissimo impasto di colori più che un mondo definito dietro ai personaggi. In più ci si può avvicinare ai personaggi con lenti abbastanza larghe, usare grandangoli senza grande distorsione ottica e non deformare i volti. 

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L'ultima parte di "Io Capitano" è stata girata su un peschereccio, dove la troupe ha viaggiato per quasi tre settimane

 

So che avete usato le ottiche in combinazione con rear adapters. 

Sì, in alcune scene, per rendere meno definiti i bordi del fotogramma, soprattutto nel centro di detenzione, in cui volevo dare la sensazione di una perdita di equilibrio, di instabilità dell’immagine, per entrare maggiormente nella dimensione psicologica di Seydou. Volevo evocare una realtà più difficile da sopportare. Spero che siamo riusciti a raccontare questo viaggio con il giusto rispetto, senza deformare la realtà ma senza sottrarci alla durezza. Abbiamo cercato instancabilmente una coerenza etica e, insieme, una forza estetica.

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“Spero che siamo riusciti a raccontare questo viaggio con il giusto rispetto, senza deformare la realtà ma senza sottrarci alla durezza”, racconta DP Carnera

 

È per questo che avete girato in mare?

L’ultima parte del film l’abbiamo girata su un peschereccio di Marsala, scenografato splendidamente da Dimitri Capuani, su cui abbiamo viaggiato per quasi 3 settimane, di giorno e di notte, dormendo a terra, con 110 migranti a bordo. La prima ipotesi era stata di lavorare in teatro ricostruendo il mare su blue screen, ma Garrone alla fine ha voluto girare dal vero: non se la sentiva di riprodurre artificiosamente certe situazioni, pensava che i protagonisti non avrebbero reagito nello stesso modo.

Di quale sistema di illuminazione vi siete avvalsi?

Uso sempre un po’ di tutto, ma spesso, per facilità e in condizioni di poca disponibilità di potenza elettrica, ARRI SkyPanel S60 e S30 o tubi a led Astera. Laddove si doveva bilanciare, combattere o riprodurre la potente luce del sole abbiamo optato per ARRI M-Series e Jumbo. Il formato di registrazione era ARRIRAW con aspect ratio di 1,85:1, per raccontare il mondo a misura d’uomo, con un formato volutamente meno spettacolare.

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DP Paolo Carnera: “Sulle basse luci ARRI ALEXA Mini LF ha il vantaggio di essere molto meno rumorosa e questo mi ha permesso di utilizzare sensibilità più elevate, girando tranquillamente a 2000 ISO”

Su quali altri progetti hai usato ARRI ALEXA Mini LF recentemente? 

Ho utilizzato recentemente ARRI ALEXA Mini LF in “Adagio” di Stefano Sollima. Un film tecnicamente molto complesso girato tutto a Roma, un western metropolitano che racconta un’estate caldissima. I protagonisti sono tre superstiti della Banda della Magliana in pensione che si attivano per salvare un ragazzo che si è messo nei guai. Tutto avviene in un mondo quasi apocalittico, caratterizzato da un caldo irrespirabile che provoca incendi nelle periferie e blackout. Abbiamo potuto avvalerci della collaborazione dei responsabili dell’illuminazione pubblica di Roma, che hanno spento intere strade della città di notte – la Tangenziale, la Prenestina, Corso Francia - su nostra richiesta, in sicurezza.

Attrezzature tecniche fornite da D-Vision Movie People